martedì 18 maggio 2010

FORNACIONE TRAIL



Una strana e fredda serata di maggio. Un vento pungente piegava i rami degli alberi tutt'intorno. Erano settimane che la pioggia non dava tregua e anche questa sera scendeva copiosa bagnando il parabrezza dell'auto. Giusto il tempo di prepararci l'attrezzatura e di applicare, con le spille da balia, il pettorale che ci troviamo insieme ad altri 100 arditi nel piccolo spiazzo adibito alla partenza.
C'è chi rimane concentrato fissando un punto imprecisato in lontananza. C'è chi scherza con chi ha già condiviso altre esperienze sportive analoghe. C'è chi controlla il proprio equipaggiamento e quello altrui nella speranza di carpire qualche segreto. C'è chi prega e spera che tutto vada per il meglio. C'è chi cerca un contatto con il suo io più profondo.
-" Ciao ci sei anche tu?" - " Certo non potevo mancare...siamo o non siamo trailer?"-
-" Queste condizioni ci metteranno a dura prova"-
Un urlo ci desta dal torpore -" Tutti qui al briefing!!!"-
Dal microfono una voce lontana che nemmeno ascolto. Una voce che vuole dare indicazioni e suggerimenti ai partecipanti su come comportarsi in certi complessi "passaggi". Tutti immobili come soldati. In mente solo la fatica che si farà...e nulla più. Mi distraggo e solo il colpo di pistola della partenza mi porta alla realtà. Siamo partiti. Un brulicare di voci del gruppo dei 100 accompagna un primo giro del paese e poi su, dritti, sulla strada in salita che appare davanti a noi. Sta scendendo rapidamente la sera mentre la pioggia non da tregua nel suo cadere. La lingua d'asfalto è da subito faticosa. Il chiacchiericcio di colpo si ferma mentre i sorrisi si trasformano in smorfie di fatica. Ora siamo soli con noi stessi e con le nostre sensazioni. Una lunga fila di uomini e qualche coraggiosa donna si snoda verso una direzione sconosciuta. Su, su, verso il cielo coperto da una spessa coltre di nuvole grigie di diversa gradazione che non promettono nulla di buono. Dopo poco, l'asfalto, come per un incantesimo malvagio, si trasforma in colloso fango mentre sul prato bagnato si scivola sotto le scarpette tassellate. Il sentiero è una trappola. Ovunque pozzanghere che risucchiano il piede fino alla caviglia facendo provare un brivido bagnato a tutto il corpo. Non si riesce a stare in piedi e qualcuno finisce a terra. Si sale come si può, in un misto di pioggia e sudore. Il profumo dell'erba bagnata ci accompagna quando entriamo in un fitto bosco in piano dove una piccola lingua di terra putrida d'acqua si snoda tra gli alberi. Non penso. Corro e basta sperando di non scivolare e cadere mentre la notte arriva confondendo tutti i contorni. Saliamo ancora e scendiamo nuovamente. Poi ancora in piano su un stradina bianca ormai tutt'uno con il grigio del cielo e il nero della notte. la lampada frontale illumina solo davanti a me mentre tutt'intorno c'è un buio spetrale e silenzioso. C'è vento e fa freddo. Vado su e vado giù. Non so dove mi trovo ma proseguo. Poi di nuovo tutto giù dietro ad un angolo in mezzo ai rovi puntanto i talloni nella ripida discesa pregando di rimanere in piedi. Ora sono in paese. I lampioni illuminano, con una fioca luce arancio, una fredda e piovosa serata dove le persone ci guardano attraverso le finestre nelle loro calde case.
-" Gina!, vieni a vedere quei pazzi in strada!!! Sono tutti bagnati e coperti di fango. Sono proprio matti!!!"-
L'arrivo è vicino. Taglio il traguardo esausto e sporco. Ho molto freddo. Mi fiondo in auto e accendo il motore mettendo il riscaldamento al massimo. Ho voglia solo di cambiarmi e indossare vestiti asciutti. Ma tutto ciò che tocco diventa fango.
L'indomani mi accorgo di averlo addirittura sotto tutte le unghie delle mani...ma non voglio ritornare per restituirlo.
Forse il prossimo anno!!!

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